Matteo 9, 35-37 e 10, 1

Predicazione tenuta dal pastore Emanuele Fiume presso la Zwinglikirche, domenica 21 luglio 2019.

"Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La mèsse è grande, ma pochi sono gli operai. Pregate dunque il Signore della mèsse che mandi degli operai nella sua mèsse»".  (Mt 9, 35-37)

"Poi, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire qualunque malattia e qualunque infermità". (Mt 10,1)

 

Viviamo convinti di non essere noi i poveri, quei poveri a cui la predicazione del Regno di Dio si rivolge. Invece sì! I “poveri” sono gente normale, che lavora, che soffre, ma che è esclusa dai circoli della gente che conta. Non sono al Rotary Club, non hanno frequentazioni con i vertici della finanza e della politica, insomma, non si contano tra quelli che contano. Ecco i poveri, gente normale, gente anonima, che soffre e che spera, che cerca una soluzione ai problemi, che trova soluzioni ai problemi, ma le soluzioni sbagliate, quelle che deludono e rendono inconsapevolmente feroci.

«La messe è grande, ma pochi sono gli operai. Pregate dunque il Signore della messe che mandi degli operai nella sua messe». L’invio del Signore Gesù Cristo nasce dalla compassione di Gesù per il mondo ed è per tutti i normali sofferenti del mondo. Gli inviati a loro non porteranno soluzioni. Porteranno la parola del Regno.

Innanzi tutto la Scrittura ci dice che Gesù svolgeva un ministero itinerante insegnando, predicando e guarendo. In questa attività a strettissimo contatto con la gente, Gesù conosce il loro peso e ha compassione di tutti loro. Le folle non sono di per sé elemento positivo – le folle gli grideranno: «Sia crocifisso!» - ma Gesù ha pietà di loro perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Sono folle che vanno prima di qua e poi di là, cercando una soluzione ai loro problemi da uomini o da dottrine umane che alla fine non possono aiutarli. In questo errare spirituale le forze e le speranze vengono meno. I più scaltri diventano cinici, i più semplici si rassegnano alla propria condizione di dolore. Non era cosa facile risvegliare la speranza di queste folle, passate da un’oppressione all’altra. Se proviamo per un momento a pensare a tutti i problemi che tormentano questo mondo, non è facile trovare una risposta. Non è facile proporre una soluzione onesta. Chi incontra la sofferenza diffusa e schiacciante, non può che riconoscere di non poter fare nulla. Nemmeno per una sola persona. Io non posso risolvere i problemi nemmeno di una sola persona... Questo è il fronte della sofferenza, che muove Gesù a compassione per le folle.

Poi Gesù parla ai discepoli. Dalla sua bocca escono una considerazione e un ordine. La considerazione è sulla vastità del campo di lavoro e la scarsezza di lavoratori. Ci sono troppe persone che soffrono e troppo poche persone che se ne occupano. L’ordine è curioso. Pregare Dio che mandi operai per la sua messe. Ma Gesù non era lì? Non avrebbe potuto predicare a tutti e guarire tutti? Gesù ha guarito tutti quelli che ha incontrato, ma la sua parola può anche essere portata da altri. Certo, sarebbe stato suggestivo un Gesù guaritore che con uno schiocco di dita svuota ospedali e cliniche, ma questo non è il senso delle guarigioni che Gesù opera. Gesù guarisce perché il perdono, la grazia, la vita del regno di Dio sono cose concrete che toccano e raggiungono non solo le anime, ma anche i corpi. Dio non ama le anime, ama persone intere! Pregate Dio che mandi operai, pregate il Signore di mandare una voce e una mano in mezzo a quelli che soffrono, pregate il Signore che nessuno resti privo della sua potenza e della sua parola. La parola e la potenza che vengono dall’alto ora vogliono agire dal basso, vogliono trovare la loro efficacia in mezzo alla gente che piange, che piange per qualsiasi motivo. Questo è il piano meraviglioso del regno di Dio.

Infine, Gesù manda i suoi discepoli con il mandato di scacciare gli spiriti immondi e di guarire le malattie. Non si tratta di un’azione medica: la malattia veniva spesso interpretata come punizione di un peccato o, nel caso della possessione da parte di uno spirito maligno, come azione di una potenza del male. Contro il male degli spiriti e contro il male del peccato Gesù manda i discepoli. Li manda a guarire gli altri dal male. I discepoli partono con l’invio e con la fiducia del loro maestro. Noi riflettiamo molto sulla nostra fiducia in Dio, ma qui è Gesù che si fida dei suoi discepoli, di credenti imperfetti e dubbiosi proprio come siamo anche noi. Forse Gesù potrebbe andare in tutte le città e in tutti i villaggi, ma preferisce fidarsi dei suoi discepoli e inviarli con la sua parola che guarisce dal male e che abbatte il nemico. Questa azione non è data da una potenza spirituale o da una convinzione di ferro, ma soltanto dalla potenza di quella parola liberante che annuncia le cose nuove di Dio e che proclama il suo regno. Soltanto questa parola ha il potere di guarire gli ammalati e di scacciare i demoni, di abbattere le potenze e di rialzare gli umili e gli oppressi. Questo è il mandato che Gesù dà ai suoi discepoli.

Gesù percorre le città e i villaggi insegnando, predicando e guarendo. Ha compassione delle folle stanche e sfinite. Gesù ordina ai discepoli di pregare perché Dio invii degli operai. Gesù dà il suo potere ai dodici, tra cui Giuda Iscariota, e li invia. L’iter è questo: il discepolo che ha seguito Gesù in questo viaggio a tappeto tra la gente viene istruito da Gesù a pregare Dio perché mandi operai per la sua messe, riceve la potenza di Cristo e viene inviato. Tu segui il Signore Gesù Cristo e con lui vedi, incontri, conosci l’umanità, quella vera, quella che ha bisogno di istruzione, di cura, di guida, di amore. Mi direte: “Non è più così. Oggi la gente non vuole saperne. Oggi la gente vuole decidere tutto da sola.” E io vi ricordo che oggi in Italia ci sono più maghi e operatori dell’occulto che preti, frati e pastori protestanti messi insieme. Perché la gente ricorre a costoro, si mette nelle mani di costoro che, quando va bene, danno consigli del tipo: “Devi ritrovare l’armonia con te stesso. Chiuditi in casa tre giorni senza rispondere al telefono e senza accendere il computer”. Folle stanche e sfinite, come pecore che non hanno pastore. Stanche di un mondo dove tutto sembra disponibile, tutto sembra a portata di mano, dove puoi pensare a te stesso, dove stringi la tua mano per acchiappare tutto finché ti rendi conto che la tua mano si è chiusa, non stringe nulla, ma finché è chiusa non può ricevere nulla, e sembra una minaccia verso chi ti è più vicino. Uno contro l’altro, mostrando i pugni, perché hanno cercato di afferrare la felicità a buon mercato che il mondo dava, e non hanno stretto niente se non i pugni, con disperazione, con delusione, con rabbia, senza neppure la lucidità per confessare a se stessi questo fallimento di vita. Folle stanche e sfinite, cioè che non cercano più, che si lasciano andare.

Allora, arriva il Settimo cavalleggeri? Arriviamo noi? No, signori. Prima di tutto, perché i nostri errori sono stati e sono parte del problema. Dal momento che la chiesa di Gesù Cristo ha operato oltre la predicazione, l’insegnamento e la guarigione dei corpi e delle anime, dal momento in cui è giunta oltre la cura sentenziando: “Cose superate!” oppure qualcuno ha sentenziato “Cose che io ho superato!” per occuparsi di sociologia, di psicologia, di “sociale”, di cultura, di famiglia, di laicità e di strategia come fossero obbiettivi ultimi, spesso con una conoscenza imprecisa e una spocchia tipica di chi ha la coda di paglia. L’annuncio cristiano li tocca tutti, siamo d’accordo, ma li tocca per arrivare a un punto e uno solo. Quello che la cura ha scavalcato, e che è rimasto tras – curato, superato dal cosiddetto benaltrismo. L’annuncio del Regno di Dio ai poveri. Questo è l’unico obbiettivo della predicazione. Se ce ne dimentichiamo, siamo già morti! Penserete che la Riforma e il protestantesimo hanno cambiato la società europea, hanno dato corpo prima alla borghesia poi al proletariato colto… Tutto vero, ma tutto secondario. Secondario. Vi assicuro che la predicazione di Calvino a Ginevra non aveva il fine di contribuire a creare l’Europa moderna. Calvino predicava per la salvezza delle anime e per la gloria di Dio. John Wesley non predicava al fine di ottenere un cambiamento sociale. Predicava per salvare le anime dal peccato e i corpi dall’alcol. Gli effetti sono noti a tutti: Calvino ha generato la borghesia europea, Wesley ha reso la classe popolare inglese protagonista della Storia. Ma hanno predicato il Regno alle masse stanche e sfinite del loro tempo, non hanno fatto analisi di sociologia e strategie di visibilità della chiesa. Detto semplice semplice, il regno di Dio dev’essere predicato ai poveri. A voi. Voi avete il diritto del Vangelo di essere raggiunti dalla parola del Regno, “Pace a voi”, sincera, autentica, senza altri fini che il regno di Cristo, cioè che il Signore Gesù Cristo prenda possesso e regni, diriga e protegga la vostra vita. E basta. Tutto qui.

I discepoli seguono Gesù e con lui vedono lo stato dell’umanità. Senza di lui lo avrebbero notato così? Credo di no. Non vengono inviati da Gesù prima che gli venga ordinato di pregare Dio perché mandi degli operai. Poi ricevono l’invio e la potenza. Dopo la preghiera perché il Padre mandi gli operai. Non si buttano avanti, non organizzano una road map, perché per prima cosa devono pregare. “Signore, manda tu qualcuno che annunci, che insegni, che curi”. L’io impotente prega il Dio onnipotente. Ed è solo allora, quando sai di essere inutile a Dio e agli altri, che ricevi potenza. E ricevi la stessa potenza di Gesù. Attraverso la tua impotenza umana, la potenza di Gesù si manifesterà per giudicare e salvare il mondo. Il regno. La conoscenza, la crescita, la guarigione. Sei chiamato. Un cammino esigente - non tutto subito - in cui sei molto ben guidato e in cui sei accompagnatore e accompagnato allo stesso tempo. In cui ricevi frammenti del traguardo che ti dicono che il grande regno c’è, che ti attende, che è meraviglioso. Che la strada è piena di pericoli, ma che tu arriverai fino alla fine.

Ascolti l’annuncio del Regno, preghi Dio che moltiplichi ed amplifichi questo annuncio con tante piccole voci e tante piccole mani umane, e allora sei inviato anche tu, con la potenza di Cristo, per i tuoi fratelli e le tue sorelle, per tutto il mondo. Questo è l’invio. Il Signore Gesù Cristo si fida di te. Il risultato è suo e non tuo, e non ti deve preoccupare.

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